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Il termine "teologia politica" non compare mai, in forma esplicita, nell'opera di Max Weber (1865-1920). Tuttavia, il suo uso pare legittimo quando solo si pensi all'importanza che assume, nel pensiero weberiano, la secolarizzazione di concetti teologici ai fini della comprensione e spiegazione di nessi e contenuti della vita sociale, politica, economica e giuridica. Non a caso, dunque, Cari Schmitt - il filosofo politico che nel Novecento ha "sistematizzato" il concetto di teologia politica - ha definito Weber "lo storico che porta avanti la teologia politica". L'accezione che si intende dare in questo studio al sintagma "teologia politica" non vuole comunque rinviare solo alla analogia istituita da Weber, mediante la sua disamina del processo di razionalizzazione e disincanto della società occidentale post-illuministica, tra concetti teologici e concetti politici. Essa mira anche a tratteggiare le linee di un'indagine che veda in Max Weber un interlocutore provocante e inquieto per la problematica della sopravvivenza del religioso nella nostra cultura contemporanea.